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Come le App con intelligenza artificiale possono cambiare il business delle aziende  

Grazie ai progressi del machine learning, del deep learning e della generative AI, le app con intelligenza artificiale stanno diventando un asset strategico in numerosi settori. Sempre più in grado di comprendere il linguaggio naturale, analizzare immagini in tempo reale e supportare decisioni strategiche, trasformano le applicazioni che conosciamo da semplici strumenti di esecuzione a veri sistemi intelligenti.

Le app con intelligenza artificiale non si limitano più a “fare” ciò per cui sono state programmate: imparano, si adattano e anticipano i bisogni. Assistenti vocali che colgono il contesto, interfacce che si modificano dinamicamente in base all’uso, motori predittivi che suggeriscono contenuti su misura, riconoscimento visivo istantaneo: queste non sono promesse future, ma funzionalità già accessibili. 

 

Come l’IA sta trasformando le app in esperienze intelligenti

Grazie all’IA che trasforma le app in entità dinamiche, stiamo assistendo a un cambio di paradigma: è lo strumento che si modella sulle preferenze, sul contesto e sulle emozioni dell’utente. 

Gli assistenti vocali di nuova generazione, ad esempio, non si limitano a rispondere a domande predefinite, ma comprendono tono, contesto e storico delle conversazioni, rendendo l’interazione naturale e contestuale. Allo stesso modo, la personalizzazione dinamica delle interfacce permette alle app di modificarsi in tempo reale, adattando layout e contenuti al comportamento dell’utente, creando esperienze sempre uniche. 

Un altro passo avanti è rappresentato dal rilevamento delle emozioni tramite audio e video, che trova applicazione in ambiti come la salute mentale, il gaming o la formazione, dove i contenuti possono adattarsi allo stato d’animo del momento. I motori di raccomandazione predittiva, già centrali nello streaming o nel fitness, stanno diventando sempre più raffinati, capaci di suggerire attività o percorsi in anticipo rispetto ai desideri dell’utente. 

Non meno rilevante è l’elaborazione intelligente delle immagini, che consente a un’app di migliorare foto in tempo reale, rimuovere sfondi o generare effetti avanzati senza la necessità di software complessi. Infine, grazie all’ NLP le app supportano la scrittura e la comunicazione: correggono il tono di un testo, traducono istantaneamente o offrono suggerimenti coerenti con il contesto. 

In questo modo, ogni interazione diventa più naturale, personalizzata e coinvolgente. Per le aziende, significa poter offrire non solo un servizio, ma una relazione digitale memorabile, che differenzia l’app dai competitor e rafforza la fidelizzazione degli utenti. 

 

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Le caratteristiche distintive di un’app con intelligenza artificiale

Oltre alle funzioni tradizionali appena viste, un’app veramente AI-powered deve mostrare elementi di robustezza architetturale e fiducia, imprescindibili per l’adozione da parte delle imprese. Innanzitutto, deve avere un modello dati unificato e attendibile con una una base dati pulita, consistente e contestualizzata, per evitare di produrre risposte errate.

Un’altra caratteristica è l’explainability incorporata: non solo mostra “cosa fa“, ma anche “perché lo fa“. Le decisioni devono essere tracciabili e comprensibili, specialmente in settori regolamentati. Alcuni studi meta-analitici recenti hanno rilevato che il grado di fiducia degli utenti cresce in misura significativa quando le app offrono spiegazioni chiare delle proprie decisioni, non basta accuratezza, serve trasparenza. Ciò include anche la presenza di meccanismi di feedback umano, ovvero la possibilità che l’utente o un supervisore intervengano sulle azioni dell’app.

Infine, l’efficienza nell’uso delle risorse è un must: le app con intelligenza artificiale devono bilanciare elaborazione locale (“on-device”) e cloud, per ragioni di latenza, privacy e costi.

 

Ascesa degli AI Agents nelle applicazioni aziendali

Esiste una speciale integrazione AI in app che raggiungerà sorprendenti risultati nei prossimi anni: gli AI Agents. Secondo un studio del 2025 di Gartner, entro il 2026 il 40% delle applicazioni aziendali sarà dotato di agenti AI specifici per attività, rispetto a meno del 5% nel 2025. L’analisi prevede che entro il 2035 questi agenti genereranno oltre il 30% del fatturato del software applicativo, superando i 450 miliardi di dollari.  

I CIO avranno a disposizione una finestra temporale cruciale, da tre a sei mesi, per definire la propria strategia di intelligenza artificiale, poiché il settore si trova a un punto di svolta. Le organizzazioni che non adattano le loro app con intelligenza artificiale tempestivamente all’approccio agentico, rischiano di rimanere significativamente indietro rispetto ai loro competitor.  

La gestione delle priorità strategiche richiede un approccio mirato a cinque fasi dell’evoluzione dell’intelligenza artificiale agentica che sempre Gartner propone.
 

Fase 1: Assistenti AI per ogni applicazione

Gli assistenti AI sono i precursori dell’IA agentica. Semplificano compiti e interazioni
per gli utenti, ma dipendono dall’input umano e non operano in modo indipendente. L’equivoco più comune è quello di riferirsi a questi assistenti AI come agenti, un malinteso alimentato dal diffuso “agentwashing”, il fenomeno di spacciar per agenti AI strumenti che non lo sono davvero che dismettere una grossa fetta dei progetti agentici.

 

Fase 2: Applicazioni di agenti specifici per attività 

Entro il 2026, gli assistenti AI si evolveranno in agenti AI specializzati in attività, un passo significativo verso vere e proprie capacità agentiche.

 

Fase 3: Agenti di intelligenza artificiale collaborativi all’interno di un’applicazione

La collaborazione tra agenti di intelligenza artificiale  ridefinirà le applicazioni aziendali, man mano che le organizzazioni andranno oltre l’automazione monouso. Gartner prevede che
entro il 2027 un terzo delle implementazioni di intelligenza artificiale agentica combinerà agenti con competenze diverse per gestire attività complesse all’interno di ambienti applicativi e di dati.

Gli agenti di intelligenza artificiale odierni si concentrano spesso su funzioni individuali e specifiche, il che può limitare il loro impatto complessivo sul business. Gli agenti collaborativi offriranno soluzioni più adattabili e scalabili, imparando dai dati in tempo reale e adattandosi a nuove condizioni. In questa fase, i leader tecnologici dovranno dare priorità alla standardizzazione e all’interoperabilità e adottare protocolli che supportino una comunicazione fluida tra agenti. 

 

Fase 4: Ecosistemi di agenti AI nelle applicazioni

Entro il 2028, gli ecosistemi di agenti di intelligenza artificiale consentiranno alle reti di agenti specializzati di collaborare dinamicamente tra più applicazioni, consentendo agli utenti di raggiungere obiettivi senza dover interagire individualmente con ciascuna applicazione. Questo cambiamento porterà alla necessità di nuovi modelli di business, maggiore trasparenza, prezzi dinamici e una governance rafforzata per garantire operazioni di intelligenza artificiale agentica etica. 

Un terzo delle esperienze utente passerà dalle applicazioni native ai front-end agentici, rendendo necessari nuovi modelli di business per evitare la disintermediazione. 

 

Fase 5: La “nuova normalità” per le app aziendali democratizzate

Gartner prevede, infine, che entro il 2029 almeno il 50% dei lavoratori della conoscenza svilupperà nuove competenze per gestire e creare agenti di intelligenza artificiale su richiesta per compiti complessi. 

 

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Il problema principale delle app con intelligenza artificiale? La fiducia

In un’analisi di Venture Capital è emerso che le preoccupazioni relative all’accuratezza e alla privacy dei dati, insieme alle prestazioni complessive degli agenti di intelligenza artificiale, stanno spingendo molti decisori ad adottare un approccio più cauto. Più della metà degli intervistati ha individuato una delle seguenti preoccupazioni relative alla fiducia come principale ostacolo all’adozione:

– Riservatezza dei dati (13%)
– Prestazioni e affidabilità (13%)
– Accuratezza, efficacia e appropriatezza (8%)
– Questioni etiche (5%)
– Normative di settore e standard legali (4%)
– Troppe incognite (12%). 

È quindi fondamentale per chi si approccia a questo tipo di tecnologia, affidarsi a partner in grado di garantire, con i propri software, un approccio etico, in linea con i regolamenti dell’AI Act e un’accurata attenzione alla privacy del dato. 

 

Come le app con intelligenza artificiale sono un’opportunità concreta per le PMI

Il grande vantaggio di questa nuova era dedicata all’integrazione strategica dell’IA nelle applicazioni è la democratizzazione dell’AIPer il tessuto produttivo italiano, fatto di imprese agili, ma spesso con risorse limitate, questo è un momento irripetibile. Investire in soluzioni che prevedano l’integrazione dell’AI nelle proprie applicazioni significa accedere a maggiore efficienzadecisioni più rapide e soprattutto la possibilità di restare competitivi in un mercato sempre più globale. Le aziende che agiranno subito avranno quindi un vantaggio strategico, quelle che esiteranno rischiano invece di restare indietro. 

Con Nebula 2.0, in Neurally offriamo alle imprese italiane uno strumento concreto, scalabile e sicuro per fare questo salto, trasformando le app da strumenti passivi a veri alleati intelligenti. 

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